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Gruppo Folk Taormina - Sicilianita' autentica a suon di musica


I nostri strumenti
Il marranzano
ll marranzano detto anche scacciapensieri (marranzanu in siciliano) è uno strumento musicale idiofono costruito da una struttura di metallo ripiegata su sé stessa a forma di ferro di cavallo in modo da creare uno spazio libero in mezzo al quale si trova una sottile lamella di metallo che da un lato è fissata alla struttura dello strumento e dall'altro lato è libera.
Lo strumento si suona ponendo l'estremità con l'ancia libera poggiata sugli incisivi (senza stringere troppo) e pizzicandolo la lamella con un dito mentre si cambia la dimensione della cavità orale per regolare l'altezza dei suoni che può avvenire anche per mezzo di diversi posizionamenti della lingua. L'oggetto dovrebbe diventare un tutt'uno con il corpo del musicista. Bisogna però fare attenzione a non urtare la lamella contro i denti, poiché potrebbe procurare danni permanenti; inoltre, suonare lo scacciapensieri per un lungo periodo danneggia comunque i denti con il rischio di dolori. Per sicurezza, un altro modo per suonare uno scacciapensieri è quello di posizionare l'ancia libera davanti ai denti senza stringerla.
La fisarmonica
La fisarmonica è uno strumento musicale aerofono a mantice ad ancia libera; è stata per lunghi anni uno strumento folcloristico legato alla tradizione della danza popolare.
Il friscalettu
Il friscaletto (o friscalettu in siciliano) è uno zufolo di canna tipico della tradizione folkloristica della Sicilia. È considerato, insieme al marranzano, al tamburello e alla quartara, uno degli strumenti simbolo della musica popolare siciliana. Ha sette buchi nella parte anteriore e, pur essendo un flauto artigianale molto semplice, presenta due buchi posteriori. l friscaletto è uno strumento che non permette variazioni volumiche di piano e forte, poiché una maggiore intensità nell'emissione del fiato ne causa inevitabilmente la stonatura della melodia. Ciascun friscaletto ha quindi la propria personalità, il proprio timbro e le proprie sfumature
La chitarra
La chitarra è uno strumento musicale cordofono, che viene suonato con i polpastrelli, con le unghie o con un plettro. Il suono è generato dalla vibrazione delle corde, che sono tese al di sopra del piano armonico che, a sua volta, poggia sulla cassa armonica che amplifica il suono. Le corde sono tese tra il tiracorde, fissato sul ponticello, ed il capotasto, essendo fissate tra il ponticello e le meccaniche poste sulla paletta. Sul manico, la tastiera consente di accorciare la lunghezza della parte di corda vibrante, così da suonare le note desiderate.
Il tamburello
Lo strumento è costituito da una corona di legno sulla quale è tesa una membrana di pelle. Nel telaio sono presenti delle fessure in cui sono applicati dei cimbalini (sonaglietti), che ad ogni percussione arricchiscono il suono col loro tintinnare. Tipico della tradizione popolare, il tamburello ha origini antichissime: forse esisteva già nel secondo millennio a.C. ed era comune a tutte le civiltà antiche, dagli Ebrei agli Egizi, dai Sumeri agli Ittiti. l tamburello può essere suonato "intuitivamente" semplicemente battendolo con la mano o scuotendolo per muovere i cimbalini, ma nel corso del tempo sono state sviluppate delle tecniche per ovviare a diversi inconvenienti derivati da un uso improprio.
In primo luogo limitarsi a battere o scuotere lo strumento alla lunga provoca un certo dolore, specialmente durante le feste, che a volte duravano un giorno intero. Per questo si è pensato di:
- Variare le dita che percuotono la membrana di pelle (ad esempio dando un colpo col pollice ed uno con le dita opposte)
- Far suonare i cimbalini frizionando un dito sulla pelle. Questo riesce meglio se prima si rende umido il dito con la saliva. Tracciando un '8' col dito si può così ottenere un suono continuo.
Il bummulu /quartara
La quartara è un recipiente in terracotta, dalle antiche origini contadine, di medie dimensioni e fornito di due grossi manici nella parte superiore; molto simile ad una giara è stato per millenni utilizzato in Sicilia per trasportare e conservare acqua o vino.
Una versione più piccola ma di forma simile veniva usata per tenere e rinfrescare l'acqua da bere; veniva chiamata u bummulu. Le quartare vengono oggi acquistate a scopo decorativo dell'arredamento di rustici e ville di campagna.
Con il passare del tempo alle quartare di terracotta si sono affiancate quelle in lamiera, più leggere e maneggevoli, ma, essendo meno indicate per l'uso con l'acqua, venivano invece spesso usate per l'olio.
L'esterno della quartara è spesso tipicamente decorato, ma quelle per l'uso giornaliero venivano lasciate senza decorazione.
Un uso particolare delle 'quartare era quello per cui, in occasioni di feste popolari, venivano usate come strumento musicale: soffiandoci dentro il vaso emette un suono cupo, usato come accompagnamento musicale nella musica popolare siciliana.
Il violino
I ciechi, in tutta la Sicilia nell’Ottocento, vivono suonando il colascione, chi il violino, e cantando canzoni e storie sacre e profane. Quasi tutti coloro che nascono ciechi o perdono in gioventù il ben della vista, si addicono al mestiere del canto e della musica.." Anche Pitrè così li descrisse: "i sonatori di violino in Sicilia sono quasi tutti ciechi e perciò chiamati per antonomasia orbi…l'orbo nato o divenuto tale nei suoi primi anni, non sapendo cosa fare per vivere, impara da fanciullo a sonare il violino, e non solo a sonare, ma anche a cantare…le molte feste popolari dell'anno gli danno sempre qualche cosa da guadagnare." Cantavano storie di Santi, canti della Natività, della Passione. A loro era proibito suonare musiche cosiddette profane: dovevano attenersi al repertorio scritto dai sacerdoti Anticamente si facevano loro elemosine, affinché cantassero i rosari per i morti il lunedì, le orazioni per le Anime dei Corpi Decollati dal lunedì al venerdì, i triunfi, le diesille dedicate a parenti morti, figli, genitori, fratelli, le novene per il Natale.
Il cantastorie
l cantastorie rappresentano la tradizionale figura di intrattenitori ambulanti visto che si spostano di città in città e di piazza in piazza raccontando una favola, una storia, un fatto, aiutandosi con il canto e spesso con dei cartelloni in cui sono raffigurate le scene salienti del racconto. In questo loro girare vivevano delle offerte degli spettatori e talvolta dai ricavati della vendita di foglietti recanti la storia raccontata. Si posizionavano nelle piazze dei paesi cantando e raccontando le loro storie, vere o immaginarie, trovate in giro nei loro viaggi o adattate per l'occorrenza. Spesso i cantastorie adattavano le loro versioni ad alcuni racconti antichi, o li rinnovavano a seconda del particolare avvenimento; sovente una scelta veniva imposta per il dialetto da utilizzare in base al luogo della narrazione e a causa del diffuso analfabetismo. I cantastorie raccontavano di incursioni di pirati, miracoli di santi, eventi catastrofici, leggende sacre e racconti profani, meravigliose vittorie e lacrimevole sconfitte, personaggi come Garibaldi e momenti epici come il Risorgimento. I cantastorie rappresentarono l'unico tramite culturale tra il popolo analfabeta e il mondo epico e poetico. anche se magari si trattava di cruente imprese dei briganti, così cari alla fantasia popolare. Dopo l'avvento della stampa i Cantastorie acquisirono sempre più un ruolo che si avvicina, in un certo senso, al mondo giornalistico, diffondendo fatti e notizie e stampando su foglietti volanti venduti al pubblico, le storie che rappresentavano.
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Gruppo Folkloristico “Taormina”